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Un lungo silenzio ..per ascoltare (…e riportare la bellezza a casa)

Le vacanze sono ufficialmente finite, ottobre è alle porte, ormai si può iniziare serenamente a pensare alla stagione fredda, e ai magici momenti che anche lei ci riserverà!

Un lungo silenzio per ascoltare, per ascoltarvi!

Un grande filosofo greco, Zenone di Cizio (ma di sicuro non solo lui) ha detto: “La ragione per cui abbiamo due orecchie ed una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno”

Il web è sempre più un fiume in piena, non riusciamo a stargli dietro, qualcuno ne fa quasi un lavoro a tempo pieno, altri, senza dare troppo peso alle conseguenze, si accontentano del titolo ma poi si dedicano con solerzia a commentare, dedicando il loro prezioso tempo ad una causa tutta sua perché manca la base del dialogo che è l’ascolto.

Senza farla troppo lunga, vi ho osservato ed ascoltato, seguendovi, con affetto, nei racconti, in prima persona, delle vostre belle vacanze, per capirvi ancora di più, ancora meglio! Per aiutarvi poi e seguirvi nelle scelte, per riportare la bellezza a casa!

Cosa ho capito quindi?

La bella stagione ci ha fatto presto riscoprire il nostro ancestrale rapporto con la natura, siamo corsi al mare ai primi caldi e in montagna quando il caldo era insostenibile!

In entrambi i casi la natura è venuta in nostro soccorso incantandoci con i suoi giochi di luce a contatto con il caldo sole o ammaliandoci con le melodie note, ma sempre inaspettate!

Ne abbiamo approfittato per visitare le bellezze dell’architettura e dell’urbanistica, tutte concentrate nei centri storici, piccoli o grandi, l’attenzione ai dettagli sta solo lì!

Ci siamo inebriati di bellezza, guastandoci ogni dettaglio, dai decorati frontini, agli articolati capitelli, dai colori caldi e delicati, alla perfetta articolazione dei pieni vuoti, che possiamo trovare solo negli edifici tradizionali.

Le dimensioni contenute degli spazi storici hanno favorito il traffico pedonale a discapito di quello carrabile permettendoci di gustare un buon caffè e un dolcetto proprio fronte strada, così come ci piace, a contatto stretto con la vita!

Ci piace infatti farci travolgere dal traffico di persone e non di macchine!

Ci piace vedere sguardi e sorrisi, in un complesso articolato fatto di dettagli a scala umana.

Abbiamo apprezzato i colori dei centri storici e delle città turistiche, sempre caldi, corposi, e allo stesso tempo delicati ed eleganti.

I luoghi turistici sanno che l’individualità è importante, e che nella scelta di ogni dettagli si evince la cura per ogni persona.

Il fatto in serie ci avvilisce, l’originalità e l’unicità del fatto a mano ci onora e ci gratifica.

Ecco perché le più belle piazze hanno arredi particolari, studiati nel dettaglio e per quell’ambiente.

Ecco perché la bellezza, la comodità e la cura continua ne fanno una costante attrazione per i turisti.

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Siamo andati alla ricerca del bello e del curato, abbiamo scelto luoghi accuditi, in cui l’attenzione all’oggetto è anche attenzione alla persona e alla sua anima!

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Potendo, si è preferito soggiornare in case tradizionali, dove respirare tanta storia e tante esperienze uniche. I palazzi storici, le case tradizionali, fino alle masserie o fienili e monasteri ristrutturati, respirano vita, vita passata, ma esperienze sempre presenti! È il contributo corale, succedutosi negli anni,  che spesso rende un luogo davvero magico.

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Il sud d’Italia vi ha incantato con i suoi infiniti decori, il nord con le belle montagne e l’efficienza impeccabile.

Il grande assente?

Il cemento e le sue infinite distese senza soluzione di continuità;

La desolante architettura filo-razionalista, priva di decori e di dettagli e con essi spesso anche di attenzione

Il fatto in serie, troppe volte in maniera frettolosa e superficiale

Tornati a casa, le foto postate sui social sono crollate drasticamente, le nostre periferie grigie, piene di cemento ed asfalto, degradate ed anonime hanno presto spento i nostri sensi e il nostro entusiasmo e con essi la macchinetta fotografica!

Chi ha voglia di fotografare l’asfalto o il traffico delle macchine?

Almeno su internet risparmiamocelo!

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Non bisogna aspettare 12 mesi per ritrovare la serenità e i giusti stimoli perduti!

Si può imparare dai luoghi stupendi che hanno deliziato i nostri occhi e il nostro cuore e, consci delle scelte giuste, possiamo poi riapplicarle nelle case ma anche nelle piazze e negli spazi pubblici, fino alle facciate dei palazzi!

Molte teorie già esistono in merito, e l’esperienza diretta ce le può confermare!

L’attenzione al dettaglio è fondamentale, non bisogna avere paura di dedicare tempo ad un progetto di restauro o di progettazione, perché le più grandi opere hanno impiegato anni per essere realizzate. La fretta spesso si lega alla superficialità!

Bisogna scegliere con cura i materiali, preferendo quelli naturali e non tossici, e abbinarli con sapienza. I colori complementari si illuminano a vicenda, mentre le tonalità simili creano un’atmosfera più pacata.

Le sfumature sono migliaia e c’è una differenza infinita tra un colore pastoso, polveroso, corposo, luminoso, ecc… Questo si riflette sul risultato finale in maniera preponderante!

Il dettaglio e il decoro sono la nostra vita, non scegliamoli in base alla praticita ma alla bellezza.

Spesso gli elementi naturali hanno bisogno di molta meno manutenzione e invecchiano rimanendo sempre belli!

Abbandoniamo definitivamente il cemento, il razionalismo e il fatto in serie e torniamo a progettare a scala umana e con attenzione alla persona!

Ph. da Pinterest

 

 

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“Ciao, ho 12 anni, sono alto 1,70 m e ho ancora bisogno di giocare!” (ma dove?)

Gli adolescenti, cioè i ragazzi che hanno una età compresa tra gli 11 e i 18-20 anni, hanno ancora bisogno di giocare, eppure non ci sono parchi pubblici pensati per loro!

Ci si lamenta perché vandalizzano, perché sono maleducati, perché utilizzano e rompono i giochi dei “fratelli” più piccoli; ma cos’altro dovrebbero fare?

Sedersi a fare la calza come una nonna?

Sono un fermento di idee, nel pieno della loro potenza fisica e psichica; poi escono e si vedono sfrecciare davanti bimbi alti mezzo metro che saltano, dondolano, si arrampicano…e loro?

Quando vado ai giardinetti, pur in veste di mamma,  vorrei avere la bacchetta magica per rimpicciolirmi di molto e saltare su e giù; vorrei sperimentare tutte le avventure, salire sullo scivolo dal basso e fare l’altalena a testa in giù!

Non posso ma l’età che avanza e la bacchetta magica che non esiste (non lo sapevate?) mi aiuta a farmene una ragione!

Come può doversene fare una ragione un adolescente?

Come si può continuare a realizzare parchetti installando i soliti giochi preconfezionati, sempre al centro, sempre senza valutare percorsi, ombreggiature, e poi età e caratteristiche della popolazione che ne usufruirà?!

BASTA!

Si progetta con la testa e non con la mano in tasca (pensando solo a chi sarà l’amico “più caro” a cui affidare l’appalto)!

Quando si progetta ricordiamoci delle persone!

Per chi non avesse idea di ciò di cui sto parlando…

Esempi di parchi pensati per tutti ce ne sono….

Questi sono solo alcuni, accessibili anche agli adolescenti:

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Ph. da Pinterest

Foto di copertina dell’archivio privato di Francesca Ianni architetto

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Perché sono diventata architetto?

È una domanda che vorrei poter fare a tutti gli architetti!

Riscoprire la genesi di ogni tipo di esperienza, infatti, può aiutare a riprendere le fila di  una strada che sembrava smarrita!

L’architettura, come dice anche Stefano Serafini (filosofo e psicologo) nel convegno “Una città sostenibile da una prospettiva biofilica” sta passando una fase di ‘schizofrenia’!!

https://youtu.be/APOpZjjvdGo

In un momento così debole per l’architettura italiana, questo termine è stato per me illuminante: non c’è nessuna forza oscura dietro a tanto susseguirsi di esempi fallimentari ma solo una vera e concreta incapacità!

L’architettura della banalità e del cemento ha fatto credere a chiunque di poter fare l’architetto e la mediocrità si è sparsa a macchia d’olio, accelerando per favorire la speculazione, ed espandendosi così tanto da far credere che è tutto ciò a cui si può aspirare!

Tutto questo mi ha obbligato a fare un passo indietro sulle mie origini e confrontarmi con il senso di smarrimento di fronte a tutto questo entusiasmo per il piatto cemento!

PERCHÉ ho DECISO di DIVENTARE Architetto, quindi?

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Per il brivido provato nel percorre le navate infinite, per le colonne fredde al tatto ma calde nell’aspetto; per i dettagli curati e sempre nuovi! L’edilizia tradizionale è una gioia per gli occhi e per il cuore!

Mi sono entusiasmata studiando i greci e i romani, poi ho perso la testa per il romanico e il gotico per rimanere senza parole davanti alla maestosità dell’arte e dell’architettura/scultura rinascimentale e barocca!

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I nostri bei centri storici mi hanno poi regalato l’opportunità di poter sperimentare dal vivo i benefici di cotanta arte e sapienza!

Una danza tra le cose belle, che più belle non si può!

Ho scelto di fare l’architetto, come una missione, come un privilegio! Ho scelto di fare l’architetto per moltiplicare queste bellezze e portarle fin dentro le case!

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Poi diventi architetto e ti accorgi che tutto quel grigiume che circonda città nuove e periferie non è stato uno sbaglio ma bensì una scelta precisa, concepita ed acclamata! Scopri che, per quanto ti batti, la massa acclama il cemento considerandolo l’unica scelta!

Cosa è successo? Sognavo la Bella e Buona Architettura e mi ritrovo con le mani legate!

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L’architettura tradizionale non è un esempio fine a se stesso, è replicabile; nell’attenzione ai dettagli, al decoro, alla scala umana e soprattutto ai bisogni dell’uomo!

L’architettura tradizionale era concepita a scala umana e per questo è tanto bella e piacevole!

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Lo sviluppo dell’informatica ci ha fatto credere che si potesse progettare in maniera astratta; ma una architettura per le persone non potrà mai astrarre da loro!

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E voi perché siete diventati architetti?

Vi segnalo l’interessantissimo intervento dell’architetto e professore Ettore Maria Mazzola per lo stesso convegno “Una città sostenibile da una prospettiva biofilica”, di cui vi allego il link:

https://youtu.be/jtT8kbz85uU

 

Ph. da Pinterest

 

 

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Quando volevamo essere bambini..

Non siamo più bambini, eppure pensiamo di poterlo essere a piacimento quando vogliamo, basta un po’ di spensieratezza e nessuna responsabilità!

Ma non è sufficiente! Per essere bambini, ci vuole energia allo stato puro, vera spensieratezza, ingenuità, curiosità all’ennesima potenza!

Non siamo bambini e non lo saremo mai più! Proprio per questo è importante che i bambini possano vivere liberamente la voglia di sperimentare e la necessità di conoscenza, seguendo, senza remore, i propri istinti!

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Fuji Kindergarten, Tachikaw, Tokyo – Studio Tezuka

Ecco che questo asilo soddisfa a pieno l’esigenza di movimento, curiosità e sperimentazione, tipica di ogni bambino eelo fa  stretto contatto con la natura, nostro bisogno primario!

Così spiegano infatti i progettisti e coniugi Takaharu e Yui Tezuka: “Siamo stati determinati nel voler condurre il giardino esterno anche all’interno dell’edificio, attraverso i tre alberi di Zelkova, nei limiti del possibile; ed abbiamo voluto creare un edificio con spazi fluidi e continui, aperti verso l’interno grazie alla pianta circolare”

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Fuji Kindergarten, Tachikaw, Tokyo – Studio Tezuka

Il cerchio è una forma accogliente, simula il grembo materno e ci fa sentire tutti più sicuri.

Il rapporto costante con la natura è assicurato dalle grandi e continue vetrate, che permettono di godere della luce naturale per gran parte della giornata; la copertura, con pavimento in legno, è un grande spazio di gioco, che parte dal piano terra e sale idealmente verso il cielo. Non c’è separazione fisica come non c’è separazione nella mente dei bambini, che così sono sempre liberi di scegliere e sperimentare!

 

 

La presenza costante della natura raggiunge il massimo livello grazie al contatto giornaliero con sequoie centenarie che crescono proprio dentro gli spazi scolastici

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Fuji Kindergarten, Tachikaw, Tokyo – Studio Tezuka

 

I bambini sono liberi di salire e scendere dall’albero per puro gioco o per salire sul tetto o…..quello che la fantasia gli consiglia!

Ogni giorno crescono insieme alla natura che li li circonda imparando vicendevolmente che cosa è la vita!

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Fuji Kindergarten, Tachikaw, Tokyo – Studio Tezuka

Approfondimenti

https://www.architetturaecosostenibile.it/architettura/progetti/nel-mondo/albero-asilo-fuji-kindergarten-403/

-https://it.tiny.ted.com/talks/takaharu_tezuka_the_best_kindergarten_you_ve_ever_seen

Ph. da Pinterest

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Il verde terapeutico

Non bisogna essere malati per ricevere gli effetti benefici derivanti dalla vicinanza della natura!

Numerosi studi hanno dimostrato che passeggiare nel bosco o in un parco, curare l’orto, ammirare i fiori e le piante, ha smisurate ripercussioni positive sulla nostra salute fisica e mentale!

La natura è un bisogno, di tutti!

Si fa un gran parlare di giardini terapeutici, orti didattici, orti d’ufficio, orti sociali, come se la natura si potesse scandagliare in scatolette e dividerla per funzione! La natura non è un oggetto che si può rigirare a nostro piacimento!

Si può invece riconoscerle il suo valore e l’importanza che riveste per la nostra esistenza e fare in modo che possa far parte della vita di tutti, e ancora più di chi è costretto per molto tempo tra quattro mura!

La natura quindi ci viene incontro li dove l’abbiamo dimenticata: negli uffici, nelle scuole, negli ospedali!

Per via del gran clamore che si sta facendo in questi mesi per il nuovo e attesissimo giardino terapeutico a firma Boeri voglio dedicare due righe al concetto di giardino terapeutico!

Giardino terapeutico è quasi un pleonasmo: la natura infatti è la cura per ogni cosa ed estenderla anche ai degenti negli ospedali non è un surplus ma un dovere! L’errore è a monte quando si è pensato di poter ammucchiare persone dentro a scatoloni vuoti, come si fa con le mucche dentro le stalle! Oggi si parla di giardini terapeutici come si fosse fatta una incredibile scoperta e ancora non si riconosce quanto sia invece importante per tutti i pazienti poter sopportare la malattia sentendosi a casa, o almeno in un luogo che sappia di casa!

A quel punto sarebbe naturale che affacciandosi da una finestra, preferibilmente di legno massello, materiale terapeutico per eccellenza, possano vedere prati fioriti, alberi, uccellini e bambini correre; che possano scegliere di indossare la tuta e uscire a godere di quel bel paesaggio!

Qualsiasi altro progetto, seppur super propagandato, che non si ponga come primo obiettivo di dare ai malati una casa piuttosto che una stalla, non ha motivo di esistere!

Di seguito una serie di esempi di ospedali ed ospizi presi da Pinterest dove si vede come il vero giardino terapeutico è quello quotidiano, che si può osservare dalle finestre, che borda le entrate, che decora e colora tutto!

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La Comunicazione del Design

Chi conosce il linguaggio del design?

L’ambiente che ci circonda parla di noi ma non solo, parla con noi! Ci ricorda ogni giorno chi siamo e come ci sentiamo! Per questo è importante saper padroneggiare il linguaggio del design per non rischiare di cadere in problemi di comunicazione!

Sembra tutto semplice: metto un quadro li, una lampada qui, le sedie le prendo bianche, le tende gialle, ecc…

Il risultato spesso però è simile allo scarabocchio di un bambino perché manca la maturità di linguaggio che trasforma un insieme di elementi in un ambiente che “parla”!

C’e differenza infatti tra quello che sentiamo e desideriamo e la sua realizzazione, come quando si rappresenta su un quadro un paesaggio o si ferma un momento su una foto!

Non basta mettere la carta da parati con disegnate piante e fiori per respirare un clima tropicale o colorare tutto di blu, celeste e bianco per sentire il rumore del mare! Il velluto é elegante, i materiali concreti e naturali caratterizzano spesso le abitazioni tradizionali mentre gli arredi moderni stridono in una casa di campagna, ecc..

Non per mettere limitazioni alla fantasia o alla voglia di osare, ma come Carnevale dura un tempo limitato anche per gli azzardi c’è il giusto tempo e il giusto luogo.

Se si vuole godere di ambienti piacevoli bisogna lavorare sull’armonia!

Tutto ciò che è universalmente bello si basa sull’armonia, l’armonia dei colori, delle dimensioni, delle proporzioni, delle simmetrie. Noterete che anche la composizione più bizzarra non apparirà confusa e disordinata se è basata su una elaborata armonia!

Ho scelto questo bellissimo video di Laura Pausini per farvi notare come certe scenografie, attentamente scelte, sanno parlare più di mille parole:

Gli specchi, posizionati sorprendente mente in mezzo alla natura, comunicano alla perfezione ciò che sentiamo quando c’è una persona nelle vicinanze, la percepiamo ma non la vediamo se non con il riflesso della mente! Un oggetto apparentemente fuori luogo quindi aiuta a rendere bene una situazione meglio di qualsiasi altra cosa. Quindi se volete un ambiente tropicale, riempitevi di piante, ma soprattutto scegliete una casa con ampi balconi e ancora meglio giardini e piscina; godetevi ciò che c’è di vero, di reale: il sole caldo e la fresca vegetazione! Se volete un ambiente elegante ed impostato non potete fare a meno del velluto; se sognate la casa al mare, trovate l’occasione di andarci davvero al mare: come è bella l’immagine della Pausini sdraiata sul tavolo mentre le onde fanno avanti e indietro?! Il nero è elegante ma non può essere imposto ad ogni situazione formale; l’illuminazione soffusa è ideale per atmosfere rilassanti, molto meno per feste dinamiche; osare con i colori o con i decori va bene solo se va fatto dentro uno schema controllato; ecc…

La grammatica del design è un mondo tutto da scoprire insieme all’aiuto di un architetto sensibile ed esperto!

Cosa aspettate a fare domande per saperne di più?

Intanto godetevi il video di Laura Pausini e di seguito una carrellata di esempi sul tema, da Pinterest

 

 

 

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Chi ha paura dell’Architetto?

“Costa tanto”, “Decide tutto lui”… “Ha idee strane!”…

Quante se ne sento sugli architetti?

Nell’antichità l’architetto era l’uomo di cultura per eccellenza, doveva sapere quasi tutto, della tecnica, dei materiali, ma anche del clima, della psicologia, ecc… Come dimenticare la soluzione geniale che ha studiato il Brunelleschi per la Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, e tutti gli esempi eccellenti che si sono susseguiti nell’antichità!

Anche oggi l’architetto deve essere un po’ tuttologo, perché vicino agli studi tecnici deve accostare un eccellente buon gusto, una strepitosa sensibilità verso il genere umano, una conoscenza della storia, del design, dei colori, della natura, e così via!

Troppi si sono improvvisati architetti pensando che fosse un gioco facile, ed invece l’architettura è come prima cosa Amore, amore per questo mestiere che è ancora prima una Passione!

Non abbiate quindi paura dell’Architetto perché…

1. Un architetto vi ascolta e non fa di testa sua!

Il dialogo è molto importante in tutte le situazioni e così anche quando ci si avvia ad un nuovo progetto è importante saper comprendere a fondo le esigenze del cliente e quindi i requisiti che dovrà avere il prodotto finale. Il progetto non è solo una questione estetica o funzionale ma implica una profonda conoscenza ed attenzione verso il fruitore finale. Conoscenza che avviene solo attraverso un continuo dialogo ed un attento ascolto!

2. Un architetto può farvi risparmiare e anche molto

Un architetto infatti sa come valorizzare i vostri immobili, gli spazi e le preesistente in generale! Vi siete accorti di come stanno tornando di moda cementine e marmittoni? Un architetto sa come valorizzarli dando all’appartamento un aspetto nuovo e originale!

Una volta si sarebbe demolito tutto, oggi l’architetto aiuta a conservare e riutilizzare!

Il riuso spesso regala spazi davvero belli, originali ed unici!

Prima di buttare via qualcosa quindi, provate a contattare un architetto!

3. Un architetto non fa cose strane, bensì cerca di trovare nuove soluzioni

Purtroppo l’architettura degli ultimi cinquant’anni non ci ha regalato esempi interessanti, pochi progetti a misura d’uomo, mega sculture senza senso, una infinità di ecomostri!

Anche io ho paura di alcuni architetti, ma non ho paura di me stessa, perché so che solo attraverso l’ascolto attento si può arrivare a buone soluzioni e solo essendo molto umili si può davvero fare bene! L’architetto deve dimenticare di autocelebrarsi per celebrare piuttosto la vita, quella vita che scorre tra le stanze, su e giù per una montagna, di corsa in un giardino!

4. L’architetto è il dottore degli spazi

Come non si vive bene quando si ha una malattia così non si sta bene quando lo spazio intorno a noi è gestito male; ricordo sempre le parole di una professoressa dell’Università quando ci spiegava come fosse importante potersi muovere con fluidità negli spazi ed entrando nel dettaglio ci raccomandava che tra la porta e la porta finestra di una stanza non ci fossero elementi d’arredo che potessero essere da ostacolo! La casa poi è lo specchio in cui ci vediamo ogni giorno, se non è piacevole per tutti e cinque i sensi, non ci farà stare bene!

Chi ha ancora paura dell’Architetto??

Spiegateci il perché, raccontateci le vostre esperienze, lasciatevi andare ai commenti più cattivi, senza remore…..e magari qualche architetto può anche raccontarci perché e se ha mai avuto paura di un cliente!

Di seguito alcuni esempi di riuso eccellentemente riusciti e con poca spesa

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L’architetto durante le feste

Pillole di architettura:
Non è mai una questione di dimensione dello spazio bensì della sua corretta gestione!

Un monolocale può essere una reggia se ben gestito, una reggia può essere infinitamente scomoda se mal progettata!

La mente dell’architetto non riposa mai… Dove va il suo sguardo indaga, prende le misure, sposta gli oggetti, ne immagina altri…
Le vacanze sono un momento molto delicato in cui l’andare di casa in casa sottopone l’architetto ad un forte stress di continua riorganizzazione mentale dello spazio intorno senza poter far molto più che elargire qualche prezioso consiglio!

Ecco perché proprio oggi voglio lasciarvi questa pillola di architettura: non c’è spazio che non possa essere reso perfetto, basta crederci!

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Foto da Pinterest

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Qual’è la progettazione più bella e più difficile?

Qual’è la #progettazione più #bella e più #difficile?

#Progettare per i #bambini!!!

E’ #bello perchè nell’#immedesimarsi (#necessità di ogni #progettazione) si respira un pò della loro #spensieratezza;

E’ #difficile perchè per quanto siamo stati anche noi bambini, da adulti proprio non possiamo capirli!

L’unica #soluzione è #ASCOLTARLI, con un #ascolto #attivo e #COINVOLGERLI nelle #decisioni attraverso la #progettazione #partecipata!

Può sembrare tutto ovvio o scontato, ma già quando avete scelto la cameretta dei vostri figli avete mai pensato di interrogarli, di includerli, di capire di cosa avessero bisogno loro? O vi siete fatti coinvincere a incastrare qua e la scaffali chiusi e aperti come se le energie infinite dei bambini si potessero incasellare?

Di cosa hanno bisogno i bambini quindi? Vi svelo un primo segreto: I BAMBINI hanno bisogno di SPAZIO, spazio per giocare, spazio per sperimentare, spazio per vivere!!! Hanno bisogno di spazio per spostare le sedie e i tavoli e creare un castello, spazio dove fare le capriole, spazio dove costruire una torre con i giochi ma anche con altro… E allora perchè le camerette esco tutte già belle e composte latsciando ai bambini solo la libertà di sedersi o sdraiarsi! Ricordo che quando con i miei ci eravamo trasferiti nella casa nuova, e ancora non avevamo tutti i mobili, io e mio fratello, ogni sera, ci divertivamo a cambiare posto ai letti apribili!

Anche gli #spazi #pubblici non sono da meno nel rispetto del #diritto dei bambini alla #città: la progettazione è relegata a pochi “esperti” e tra questi mai figura neanche un bambino!

I bambini subiscono le scelte degli adulti:

“Come tutti sanno l’unico contributo della scuola al processo decisionale pubblico avviene periodicamente quando i locali scolastici vengono usati come seggi elettorali. I bambini hanno un giorno di vacanza. I riti di civismo non devono essere esposti ai loro occhi ironici e curiosi” (L.Moretti, V. Petrucci, Il gioco non si arresta; gangemi editore)

Mentre i centri storici ancora sono i luoghi del gioco diffuso e della sperimentazione, nelle città moderne, tra parcheggi e strade carrabili, sono stati occupati tutti gli spazi liberi per il gioco e i bambini sono costretti in aree delimitate e con giochi monotematici che stancano preso l’animo dinamico dei piu piccoli; questo perchè l acittà dei bambini è decisa dagli adulti; un pò come se venisse uno sconosciuto a decidere per noi come vestire o quale divano mettere in casa!

Per chi volesse saperne di più sulla progettazione partecipata con i bambini vi consiglio il libro “Il gioco non si arresta, pratiche di progettazione partecipata per il diritto alla città di bambini e di ragazzi” a cura dell’architetto Viviana Petrucci e dell’educatrice interculturale Laura Moretti

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Foto: illustrazione di Gemma Capdevila

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Il progetto esperienza

Il #progetto di #architettura è innanzi tutto una #esperienza!
Un’esperienza in cui confluisce ciò che hai accumulato nella vita fino a quel punto, ciò che puoi immaginare per il futuro, ciò che puoi imparare nel tuo rapporto di conoscenza dell’utente finale e del committente!
Il progetto è qualcosa che ti passa dentro e ti segna e te lo porterai con te nelle prossime avventure!
Il progetto è una esperienza sia che si tratti di una cantina che di un museo, di un giardino o di un piano urbanistico; il progetto è per le persone, parla di persone, è fatto dalle persone e non può prescindere da sentimenti, emozioni, riflessioni, perchè il viaggio attraverso la conoscenza degli utenti finali di un tuo qualsiasi gesto è qualcosa di cosi importante che non puoi fare a meno di metterci il cuore! Buon lavoro a tutti gli amici e colleghi architetti…

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