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Vi presento..la mia parola dell’anno

Quest’anno, per la prima volta, ho deciso di scegliere anche io una Parola guida che mi accompagni per tutto l’anno.

È una tendenza in atto da molti anni ma che ho sempre un po’ snobbato credendola limitante.

Dopo l’anno passato, sentito, ricco di riflessioni e conseguenti e inevitabili rivelazioni, ho deciso che la Parola dell’anno, sarebbe stato un monito per non dimenticare la consapevolezza raggiunta e portarla sempre con me nel mio percorso.

Ecco perché la parola dell’anno è EPIFANIA – RIVELAZIONE!

Un anno che ha canalato le mie attenzioni su scelte concrete, al netto di chiacchere e fronzoli; un anno in cui abbia dovuto fare out-out e scegliere velocemente ciò che era veramente importante per noi.

Ecco che ho pensato che il modo migliore e concreto in cui poteva dare il mio contributo era proprio parlarvi di me, delle scelte architettoniche fatte, dei fallimenti incontrati, delle vittorie ottenute.

Un intero anno di Rivelazioni, …da condividere!

Iniziamo con qualche chicca sull’ORGANIZZAZIONE e sulla SCELTA degli Arredi

  • Organizzazione

Quando dobbiamo organizzare e mettere a posto, innanzi tutto valutiamo se abbiamo veramente bisogno di tutto ciò che possediamo o se possiamo lasciare andare qualcosa. Questa valutazione ci permetterà di avere a portata di mano solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno, evitando che le cose veramente importanti finiscano in fondo, soffocate e difficili da raggiungere ed utilizzare con comodità.

Scegliere le tre dimensioni del contenitore, altezza, larghezza e profondità, in base a ciò che andra a contenere: se per giacche e cappotti si ha bisongo di armadi alti non meno di 145 cm e profondi 60 cm, per riporre tazze e bicchieri possono andare bene armadietti anche più stretti di 20 cm. Posizionare oggetti piccoli e di uso quotidiano in mobili sporporzionati, sia in eccesso che in difetto, ne complica l’utilizzo e ci fa perdere tempo inutilmente.

  • Progettare gli spazi e quindi scegliere gli arredi

Prima di scegliere quali arredi inserire in un ambiente bisogna capire cosa andranno a contenere. Quindi il contenuto influenzerà il contenitore. Essere coscienti di questo ci permetterà di non eccedere con il mobili, né in eccesso e né in difetto, con evidente risparmio di tempo e denaro e la possibilità di godere della maggior parte dello spazio disposizione.

Riutilizzare prima di comprare nuovo. L’edilizia purtroppo è responsabile di una grande quantità di rifiuti ed inquinamento. Gli arredi economici hanno permesso a tutti di avere casa arredata completamente in fretta e con pochi soldi, ma a quale prezzo? Sono spesso infatti mobili che durano poco e che non possono essere riparati, a differenze di quelli tradizionali in legno massello o ferro battuto. Spesso un nuovo uso può portare a soluzioni originali, inaspettate e molto piacevoli. Piacevolezza amplificata da tutto il vissuto che il mobile porta con se e che inevitabilmente ci scalda sempre il cuore.

E voi l’avete scelta la vostra Parola dell’anno?

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Il Castello di Colleferro….come la vedo io!

Un Bene Culturale, che sia un edificio, un complesso o un’area naturale, ecc.., per poter essere mantenuto deve essere utilizzato.

L’uso infatti assicura la regolare manutenzione.

Un Edificio Storico non può ospitare però qualsiasi funzione ma sole quelle, tra le tante, che sono in linea con la sua vocazione.

Ecco anche perché è importante, prima di intervenire con il Restauro e il Riuso, in ogni contesto, fare un’attenta analisi storico-critica, e dei materiali, in modo da evitare cambi di destinazione che finirebbero per snaturare il bene che si vuole Conservare!

Il caso del Castello di Colleferro è molto interessante, perché la storia aveva scelto per lui una destinazione d’uso, ad oggi, molto redditizia:

Nato, con molta probabilità, con funzione difensiva della Valle del Sacco, a protezione di Artena e Valmontone, nel XVII secolo si avviò a passare da rocca fortificata a casale di campagna.

Ancora altre fonti storiche raccontano che tra il 1779 e 1781, vi fu la realizzazione del fienile, di una rimessa per bovi e di una cordonata (1784).

Dati che mi riportano alla mente tutte le volte che, passando davanti al Castello di Colleferro e alla sua imponente distesa verde tutta intorno, mi incantavo davanti a quelle enormi balle di paglia e ancora non capivo perché fossero tutti così disordinati da lasciarle in giro per i campi. 😅

Il grande parco del castello, era quindi una saggia fonte di grano e paglia e …..tante altre interessanti e redditizie funzioni ad esso legate!

Il grano e le balle di paglia, non danno solo cibo agli uomini, agli animali e alla terra…

Sono anche ottimi per

  • Shooting fotografici (matrimonio, moda, cinema, personali, ecc..) ….sappiamo inoltre quanto i social oggi si avvantaggiano di luoghi suggestivi e inaspettati
  • Pic nic, ma anche lussuose cene all’aria aperta, con possibilità di avviare una piccola attività di ristorazione all’interno di una parte del Castello, con prodotti che vengono direttamente dal grano prodotto in loco
  •  Realizzazione di arredi da esterno per eventi, anche di livello. Pensiamo alla tendenza in atto da moltissimi anni, di inserire nei locali più alla moda o nel corso di importanti eventi, sedute realizzate con le balle di paglia. Dalle panchine ai divani, fino al bancone di un bar. Con la paglia si fa veramente di tutto.
  • Realizzazione di isolamento termico, e muratura, nelle case in bioedilizia. La paglia è infatti un ottimo isolante termico e regolatore dell’umidità. Unito ad intonaci di terra e paglia, realizza ambienti tra i più confortevoli in assoluto.

Avete idea di quanto costi un servizio fotografico?

E l’affitto di una location per eventi e shooting di moda?

Purtroppo l’amministratore comunale ha deciso di destinarlo a ‘villa comunale’, cancellando in un attimo tutta la storia e la naturale prosecuzione di destinazione d’uso che il parco e il castello avrebbero potuto mantenere, pur rimanendo aperto al pubblico.

Sarebbe stato un luogo suggestivo, uno spazio pubblico unico al mondo, o tra pochi, un luogo dalle grande potenzialità economiche che avrebbero assicurato anche la giusta manuntenzione al vero e unico Bene Culturale in questione che è il Castello il cui parco è la pertinenza.

Quindi non diamo attenzione solo alla pertinenza, perché si perde l’obiettivo e con esso la conservazione di ciò che è veramente importante, una fra tutte la Visuale Libera sul Castello, che i tanti fuscelli di albero, promettono, tra 20 o 30 anno, di offuscare.

Niente contro gli alberi, sia chiaro, ma piantati nel posto giusto e al momento giusto.

L’albero è un riparo, è uno schermo. Posto troppi vicino ad un Bene Culturale ne offusca la vista.

Piantato poi quando fa troppo caldo o troppo freddo, qualsiasi pianta rischia di morire con molta facilità con conseguente assurdo spreco di denaro.

E il “Progetto di idee per il Parco del Castello’…che fine ha fatto?

Ph. da Pinterest e dal web

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Finalmente fuori….dal Computer!

“…Poi, ieri, sono uscita… Ed è stato come uscire improvvisamente fuori, dopo essere stati chiusi a lungo dentro una prigione!”

Eh sì… Ci conviviamo da molti anni con la tecnologia: accende la luce, è la sveglia della mattina e l’unica possibilità per essere in contatto continuamente, ma siamo talmente assuefatti da non farci più caso.

Eppure c’è stato un tempo in cui non avevamo il cellulare, non c’era il computer a casa, …la TV era un lusso..

C’era un tempo in cui più famiglie si dividevano un telefono….

Ops….forse sto andando troppo indietro!.

….C’era un tempo….

E poi ….la tecnologia è diventata tutto per noi e senza non avremmo potuto vivere… Il tempo della Quarantena!

Ci siamo incontrati sullo schermo, abbiamo fatto i compiti on line, gli ordini on line, la lista della spesa on line! Siamo stati davanti a computer, cellulari, tablet, talmente tanto tempo da sentirli quasi una parte del nostro corpo.

Poi, ieri, sono uscita… Ed è stato come uscire improvvisamente fuori, dopo essere stati chiusi a lungo dentro una prigione!

Ieri sono uscita dal computer dopo tanto tempo!

E la prima cosa che ho fatto, è stato osservare e apprezzare il bello e il valore di ciò che abbiamo… già!

Difficile non associare ad un architetto il termine stravolgimento! Tutti penso a noi come a quegli esseri pericolosi che ti mettono sottosopra casa.

Si, siamo noi, la categoria più temuta! E pur di fuggire alla nostra ‘furia ribaltatrice’ si sono inventati le peggio figure professionali, (e non me ne vogliano tutti quei bravi e seri professionisti) dai titoli più bizzarri, per spezzettare il più possibile quello che in generale fa una persona sola!

Cosa farebbe quindi un architetto, davanti ad un giardino abbandonato da mesi? (Molto più di quelli che ci ha imposto la quarantena)

Secondo la teoria, l’architetto, rade al suolo tutto per disegnare nuovi sentieri, inserire nuove piante, cespugli, profumi e colori, ….

Ma dato che io sono un architetto un po’ pazzo e un po’ curioso, molto mamma e sensibile assai…mi sono tuffata in un viaggio bellissimo dentro a un giardino, abbandonato, e l’ho sorvolato proprio come un’ape, soffermandomi con attenzione, nutrendomi di fiore in fiore, delle loro forme e dei loro colori!

Un giardino così va conservato proprio com’è.

È una esperienza unica e irripetibile, come irripetibile è l’opera che fa madre natura.

E così, anche l’architettura, il design, gli spazi interni ed i materiali, possono essere conservati, valorizzati, apprezzati per quello che sono.

In un periodo come questo, in cui siamo stati per molto tempo chiusi negli spazi confinati e ora usciamo, quasi volando, buttandoci per le strade, con voglia di sole e di vita, abbiamo avuto l’opportunità di osservare con molta attenzione sia lo spazio chiuso che quello esterno, che testeremo ancora meglio ora.

Ci siamo interrogati, indignati, difficilmente entusiasmati, …davanti agli spazi in cui viviamo, tanto da sentirci in dovete, appena possibile, di riempire tutti i più famosi negozi di arredamento sperando di portare un po’ di pace a casa nostra.

Ora le città ci aspettando a braccia aperte, con i loro prati un po’ più alti del solito, gli intonaci scrostati, le vetrine vecchio style…

Il SEGRETO non è cercare di CAMBIARE tutto, ma di VALORIZZARE ciò che già c’è, perché, ad osservare con attenzione, abbiamo tanto, ma tanto, per cui essere felici!

Ho deciso allora di associare le numerose immagini dei fiori e delle piante, che ho raccolto ieri, ad ambienti vintage o che hanno saputo valorizzare gli elementi storici presenti, ottenendo un ambiente nuovo, originale, ma unico e prezioso.

Quindi l’imperativo è…ripartiamo da quello che abbiamo…

Ripartiamo dalla valorizzazione di quello che abbiamo!

Ph. dei fiori – di Francesca Ianni architetto

Ph. di interni, esterni e modelle – da Pinterest

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Il valore del vicinato….in Architettura

“Mamma, hai visto? Prima non le vedevamo mai e adesso ci giochiamo sempre!”

Ha esordito così Alessandro qualche giorno fa parlando delle figlie dei nostri vicini.

In effetti ‘prima’, eravamo tutti pieni di impegni, si entrava e si usciva da casa di corsa, ci si salutava al volo…

Adesso siamo comunque pieni di impegni, ma, stando sempre a casa, i bimbi si sono dati da fare e piano piano hanno cercato quella socialità di cui abbiamo un po’ tutti bisogno!

L’essere umano ha bisogno della compagnia per vivere. Lo stare insieme, la collaborazione, lo scambio, ecc…sono tutte cose che hanno permesso alla nostra società di progredire, di andare avanti!

La quarantena ha portato all’attenzione un elemento, spesso ignorato nel momento della progettazione: il Vicinato!

Un tempo i vicini erano preziosissimi; non esisteva internet, la TV e il telefono. Tra vicini ci si aiutava, ci si consigliava, si ricevevano le notizie. Ancora adesso, per chi vive nei piccoli centro storico, il rapporto tra vicini è molto attivo.

A me piace così tanto quando sono al paesello, Collepardo, e spunta alla porta la vicina che chiede un limone, un’altra che porta il pane che gli ha commissionato mia zia, un’altra che bussa alla porta, sempre e comunque aperta, ed entra per salutare.

Nella città moderna, chiusi tra i palazzoni, questo filo continuo di relazioni, si spezza… Si spezza alla porta di casa, al portone del palazzo, al passaggio della prima auto rombante lungo la strada!

L’architettura moderna si è presa ben cura di assicurare la privacy e la riservatezza; infiniti muri pieni, alti parapetti, staccionate che toccano il cielo, …chiudono la vista a qualsiasi sguardo indiscreto…

Ma non bastava una tenda? … Da chiudere all’occorrenza, magari… Così che, quando serve, si possano spalancare invece queste finestre, e permettere quella socialità di cui siamo parte integrante!

In quarantena c’è chi si sente terribilmente solo, chi chiuso in gamba, e….chi no!

Il segreto sta nel vicinato, o meglio, nel modo in cui la nostra casa, permette di relazionarci con lui, pur rimanendo in sicurezza!

Quindi, quando si sceglie o si costruisce una casa, oltre all’ubicazione, l’esposizione, i materiali, la dimensione, … bisognerà valutare e tenere in considerazione un altro elemento: il rapporto con il vicinato!

Internet, il Word Wide Web, ci ha permesso di superare i limiti di tempo e di spazio; siamo arrivati ovunque, e abbiamo condiviso le più disparate conoscenze,…fino a che non è arrivato un minuscolo virus, che ha reso evidente, come sia necessario, insostituibile, invalicabile, il rapporto vis a vis!

Quali sono quindi le tipologie edilizie più favorevoli alla Socialità in sicurezza? Cioè che permettono di ‘scambiare quattro chiacchere” con i vicini, pur rimanendo nella propria casa!?

Le ville unifamiliari, stupende, spettacolari, ma isolatissime. Forse sono all’ultimo posto in classifica, ma oltre ad essere spesso bellissime, hanno tanto spazio per ospitare eventuali familiari bisognosi e spazi aperti per permettere di godere della natura, del sole, dell’aria.

Anche i palazzoni del dopoguerra, pur se ad alta intensità abitativa, riducono al minimo i rapporti sociali: i balconi, se esistenti, sono piccoli e schermati. Gli unici infissi, ‘erroneamente’ comunicando, sono quelli dei servizi che si affacciano sul vano interno.

Tanto gli abitati dei centri storici, quanto quelli composti da villette a schiera o da palazzetti raccolti, di due, tre piani, sono probabilmente gli edifici più sociali e allo stesso tempo sicuri!

I giardini vicini delle villette a schiera, permettono di intrattenersi con i vicini, pur rimanendo a distanza di sicurezza, così come le incastonare casette dei centri storici, con finestre che spuntano ovunque, da cui le nonne hanno fatto le più lunghe chiaccherate, mentre cucinavano o badavano ai bimbi.

E voi cosa preferite? La privacy dei palazzi moderni o la convivialità dei piccoli centri?

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Ph. da Pinterest

 

 

 

 

 

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Brrr…che freddo…fuori!!! E dentro casa?

Il nostro clima non è mai troppo rigido, ed è solo per pochi giorni all’anno, quando il termometro scende sotto lo zero, con tanto di raffiche di vento gelido, che la protezione della nostra casa viene messa a dura prova!

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Quando fa freddo ci compriamo di più, i maglioni sono più spessi, i cappotti più pesanti!

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Il corpo non ce la fa da solo a combattere la differenza di temperatura e ha bisogno quindi di ISOLARSI dall’esterno!

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Cosa succede invece alla nostra casa?

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Non gli si può certo mettere il maglioncino!

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E allora carichiamo con il riscaldamento, accendiamo i termosifoni alla massima potenza, consumiamo energia come non ci fosse un domani…senza pensare che il petrolio non è eterno e la scelta del consumo indiscriminato, tanto della caldaia in inverno quanto dei condizionatori in estate, non è una scelta sostenibile!

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La SOLUZIONE c’è e passa dalle scelte tecniche costruttive!

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È sufficiente infatti che casa sia correttamente isolata per poter evitare di riscaldare e raffrescare per gran parte dell’anno e limitare il suo impiego al minimo indispensabile.

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Pensiamo alle chiese romaniche e gotiche e alla loro introvabile frescura estiva. Il segreto è presto svelato: murature molto profonde e finestre piccole.

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L’isolamento termico infatti è tanto più efficace quanto più è profonda la parete perimetrale.

Inutile cercare il materiale miracoloso che in pochi millimetri risolve il problema, come impossibile è trovare un cappotto dallo spessore millimetrico che protegga dalla neve!

Quindi innanzi tutto puntare ad avere pareti perimetrali molto profonde, come succede negli edifici in muratura o in terra cruda.

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Quando siamo nel caso di edifici esistenti moderni, dagli spessori quasi sempre contenuti, si deve ripiegare su gli isolanti termici, da porre possibilmente all’esterno (eccezione fanno, per esempio, gli edifici dalle facciate pregiate che non possono essere modificate). Tra gli isolanti migliori c’è la fibra di cellulosa, naturale, economica ed ignifuga. I materiali naturali, come succede con i vestiti,  permettono di fare respirare la casa proprio come la stoffa giusta fa respirare la pelle! Immaginiamo la nostra casa come fosse un cappotto, un maglione. Se fossero di plastica non riusciremmo a respirare! E lo stesso succede con i materiali sintetici! Chiudono tutti i pori dell’abitazione con conseguenti fenomi di condensa e umidità!

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Se in questi giorni le vostre case sono fredde, la colpa non è del clima avverso, ma del fatto che non ci siamo coperti bene!

Usciremmo in costume a febbraio? Sì, solo se vivessimo in Australia!

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Perché la stessa attenzione non la riserviamo alle nostre abitazioni? È come se usciamo in costume quando fuori c’è la neve e beviamo tante camomille calde cercando di scaldarci! Impossibile…la nostra pelle farà continuamente uscire il calore verso l’esterno.

La soluzione è un bel cappotto pesante, con tanto di sciarpa e cappello di lana!

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E che sia integro… perché se il cappotto ha dei grossi buchi, il freddo passerà lo stesso.

Questi, per gli edifici, sono i famosi ponti termici. Delle vere e proprie vie preferenziali per far entrare il freddo invernale e il caldo estivo!

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Per capire come funzionano i ponti termici, immaginiamo che la casa sia un palloncino pieno d’acqua. Se ben isolata l’acqua rimane tutta all’interno.

Basta però anche un solo piccolo buchetto e l’acqua uscirà tutta fuori in pochissimo tempo.

Lo stesso succede se l’isolamento, il cappotto, il maglioncino di lana, non gira e copre ogni angolo di casa. Isolarla ovunque meno che una parte, anche una piccola parte, rende inutile tutto il resto dell’isolamento.

Proprio come per il palloncino, possiamo continuare a riempirlo d’acqua all’infinito, ma continuerà ad uscire da quel piccolo buchino.

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Per evitare di continuare a riempire casa di calore senza mai riscaldarla veramente, proprio come il palloncino bucato, valutate di affidarvi ad un tecnico, ingegnere, architetto, che possano indicarvi il cappotto più idoneo per la vostra casa e per le vostre tasche. Perché chiudere finalmente quel rubinetto senza paura che il palloncino si svuoti rapidamente, è l’unico e vero risparmio a cui si può auspicare!

Ph. da Pinterest

 

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Ieri ho smontato l’Albero…delle riflessioni!

Ieri ho smontato l’Albero…

No, non quello di casa… È ancora lì, con tutti i suoi addobbi! Quello lo toglierò insieme ai bimbi e a mia mamma, e alla loro infinita energia..

Ieri ho smontato l’Albero delle Riflessioni,

L’Albero delle Riflessioni sul Natale,

L’Albero realizzato insieme alla mia amica e collega Elisa per le luminari di Cori!

Ed una riflessione mi è arrivata subito, mentre, togliendo pezzo a pezzo, per riportarli tutti a casa, ripensavo ai momenti della sua composizione; …

“Signorí, so state fatte un po’ di critiche! Tutto sto nero!!!!”

Così genuinamente e con il sorriso, mi ha colto, un signore dai capelli bianchi e il fisico ben piazzato!

Caspita…che riflessione!!! Questa è la riflessione che abbiamo ispirato?

Il tema delle luminarie di Cori era sul riuso!

Abbiamo deciso quindi di realizzare una riproposizione dell’albero di Natale utilizzando materiali naturali e collant!

Un Albero che, per sua stessa natura e composizione, “Accendesse riflessioni sul Natale”, essendo anche una luminaria!

I collant spesso usati sono neri o color  carne e così anche la natura invernale…

I colori giusti per invitare all’introspezione, al silenzio, anche visivo, e all’ascolto della parte più interiore di noi stessi!

Illuminare quindi la parte più spirituale di questa festa santa, il suo significato più profondo, e l’unico modo era entrare nel buio della nostra anima, dove il nero può essere illuminato dalla presa di coscienza.

Banditi quindi i colori e il chiasso dei loro contrasti, così come sono stati banditi tutti gli sprechi e gli eccessi di tutta la parte più consumistica di questa festa, la parte che gli è stata costruita intorno, da abili commercianti d’anime.

Vi siete mai chiesti il significato dell’Albero di Natale? E degli addobbi? Che significato ha riempirsi casa di decori di plastica? A ricordarci che anche la nostra anima lo è un po’?

L’albero è simbolo di vita…la plastica no!

E l’albero di plastica cosa simboleggia?

Vi siete mai chiesti il significato di riempirci di cibo e oggetti, a Natale?

Ecco un po’ di foto del work in progress…

L’albero-luminaria è stato realizzato con:

– rami da potatura di alberi di prugno ornamentale (di piazza Gaucci a Colleferro…lasciati abbandonati sul prato)

– collant di riuso

– noci e nocciole scadute

– fili di luci da esterno ikea di riuso

– elementi di arredo di riuso (specchio, e due teli arredo)

– pallet per tenere incastrati i rami

 

Prima di iniziare con le foto però un infinito grazie a Carla Marafini e Anna Rita Del Ferraro, che hanno organizzato questo grande evento a Cori il 13 e 14 Dicembre 2019 e ci hanno permesso di partecipare. Complimenti!

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Ph. di Francesca Ianni arch. ed Elisa Fiorini Pdh

“Ridi ridi, che a me viene da star male! Testa o croce non esiste se decide il cuore!” (Testa o croce – Modà)

 

 

 

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Da grande voglio fare la Persona Felice..anche a Settembre! (….e come può aiutarmi un architetto)

Lo so che siete stanchi di leggere continui articoli online, soprattutto questi giorni in cui la ripresa del normale tram tram vi cade addosso come se lo dovesse fare per la prima volta nella vita e non avete voglia di altro peso, di altre chiacchere a vanvera!

Cercherò di essere breve, brevissima oggi, perché credo che quello che sto per dirvi è importante:

– una casa ben progettata, nella giusta distribuzione degli spazi e collazione delle funzioni, in una sapiente gestione e distribuzione dell’illuminazione naturale e artificiale, ecc…

– una città ben gestita, con la giusta distribuzione dei servizi in base alle necessità degli abitanti, con la adeguata accessibilità in base al flusso di traffico, ecc…

– un luogo di lavoro, di studio, di svago, ecc …ben pensato in base alle necessità che deve andare a soddisfare, ecc ….

… può renderci la vita più facile, soprattutto a Settembre, quando la città, ma anche la nostra vita, si riempie di nuovo, di impegni serrati, di doveri, di nuove aspettative…

Settembre è un mese che ho odiato per tanto tempo, perché mi portava via l’estate, le lunghe passeggiate all’aperto, al sole, al mare, o nel mio amato Collepardo; mi costringeva a richiudermi in città, dove difficilmente ci si sposta a piedi e si riesce ad avere quel relazionarsi quotidiano tipico dei luoghi di vacanza, dove tutto è più lento, soprattutto perché è a misura d’uomo!

Come ripromesso non mi perdo in chiacchere perché sui punti accennati sopra ci sarebbe un mondo da aprire… Se siete curiosi magari troveremo il tempo di approfondire punto per punto…

Quello che voglio regalarvi oggi è uno spunto per iniziare a semplificarvi la vita, soprattutto in casa:

Una casa funziona bene, sì certo, anche grazie all’aiuto di un esperto, come può essere un architetto, ma anche e soprattutto se segue i vostri riti! Si sì, avete capito bene, i vostri riti quotidiani!

È quello che dovete capire e studiare ed assecondare; perché una persona che spontaneamente ama fare chilometri per percorrere tutto il corridoio e posizionare cappotto e borse nell’armadio a muro non riuscirai a convincerla a mettere un più pratico appendi abiti vicino alla porta d’ingresso;

Chi ama lasciare i vestiti del giorno prima sul divano, tanto poi li sistema il giorno dopo, non vorrà mai un appendiabiti in camera;…

… I vostri riti sono un dato importante per voi, ma anche per l’architetto che vi aiuterà, (aggiungendo esperienza e conoscenza), perché sono la strada per fare una casa a vostra immagine e somiglianza, che può farvi veramente felici!

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Ph. da Pinterest

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L’Architettura come espressione del modo di vivere!

Mi soffermo sempre dubbiosa davanti ai lunghi e stretti balconi degli edifici del dopo guerra, perche non riesco a darmi pace della loro conformazione così poco consona ad un balcone….

…un balcone di quale periodo storico però?

Questo non lo avevo valutato! A quei tempi il balcone o il terrazzo non avevano altra funzione che quella di ospitare i panni al vento e come ripostiglio di attrezzi per la cura della casa!

Il balcone come lo intendiamo oggi, luogo anche di svago e ricreativo, dove poter prendere un po’ di sole nei momenti di pausa, dove godere di un buon libro o di una gustosa merenda, era un lusso che non ci si sognava di prendere!

Gli uomini al lavoro, le donne tra casa e famiglia, i bambini giocavano per strada, quando ancora di poteva fare!

Non c’era bisogno del balcone!

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Capire come cambia il nostro modo di vivere ci permette di instaurare un rapporto di comprensione reciproca con la nostra abitazione; sia chi decide di stravolgerla completamente che chi subisce tacitamente e si adatta in tutto e per tutto alle preesistenze, anche con la casa è una questione di relazioni!

Capire e comprendere i suoi limiti nel soddisfare le nostre rinnovate esigenze oppure scovare nella sua unicità un modo tutto nuovo di ripensare i nostri ritmi quotidiani, ci permette di armarci per raggiungere il miglior rapporto possibile!

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Un tempo le cucine erano il cuore della casa e il soggiorno quasi inesistente; lo spazio a disposizione era utilizzato per le cose necessarie: la cucina occupava gran parte della giornata delle mamme, dato che si preparava quasi tutto partendo dalle materie prime e si cucinava a fuoco lento sul camino!

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Le camere erano scarne, con pochi mobili, perché poche cose si possedevano, ma si guadagnava in vivibilità dello spazio.

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I vestiti della festa, appesi ad un armadio o alla ringhiera del letto, erano un piacevole decoro che riportava alla mente il giorno dello svago e del divertimento!

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Oggi le camere sono sempre più zeppe di mobili, più o meno avveneristici, su misura, a incastro, intagliati, che soffocano tutto lo spazio e tolgono l’aria!  Abbiamo davvero bisogno di così tanti oggetti o piuttosto di spazio per vivere?

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Le camere, a differenza di un tempo, diventano sempre più ripostigli e sempre meno luoghi del vivere.

I divisori sempre molto leggeri, accennato, grazie a numerose tende che creavano intimità con poca spesa e rendevano lo spazio fluido e meno rigido!

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I più abbienti abitavano in grandi palazzi, con numerose camere, ridotte nelle dimensione dai limiti strutturali delle pareti in muratura, (unici limiti tra l’altro, perché per il resto hanno solo vantaggi), ma la grande disponibilita di superficie costruttiva faceva articolare lo spazio in una maniera che oggi ci apparrebbe assai bizzarra: grandi scaloni, infiniti e larghi corridoi tanto da poterci fare entrare divani e tavolinetti, ingressi lussuosi e di rappresentanza! Modi di vivere diversi, dove la casa era prima di tutto un luogo di rappresentanza e si faceva molta attenzione all’ospitalità.

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Non c’era dettaglio che sfuggiva al decoro: difficile pensare ad un palazzo d’epoca o ad una casa antica senza che venga alla mente il pensiero di intere pareti affrescate o deliziosi ricami in ogni dove!

Il tempo della costruzione era più lento, e permetteva così una maggiore attenzione nel dettaglio!

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Oggi nascono case in pochi mesi e in altrettani pochi mesi escono tutti i problemi di muffe, umidità, di cose malrifinite! E il problema del cemento armato!

Anche per gli arredi non si hanno meno problemi: prima dell’avvento di Ikea e Mondo Convenienza, si facevano i mutui per arredare casa oppure si tramandavano piccoli pezzi da generazione a generazione. Oggi abbiamo tutte case uguali alle esposizioni di questi vantaggiosi negozi! Non che non ci sia stato un vantaggio per la ‘saccoccia’, ma si è persa l’originalità, l’unicità, il piacere di uno spazio proprio, pensato con cura, ricco, zeppo di storia, di ricordi, vissuto!

I giovani sposini oggi hanno case confezionate alle perfezione, dotate di ogni marchingegno possibile, con mobili dalle infinite prestazioni, laccati, pronti, ma sterili, senza storia e senza anima!

Non c’è fretta di avere una casa perfetta ma piuttosto prendetevi il tempo di curare queste relaziona di reciproca comprensione, in cui piano piano ci si adatta l’uno all’altro, come in una relazione di coppia. In questo l’architetto è un po’ come il prete durante il corso prematrimoniale, può aiutarvi a capirsi e a tirar fuori il meglio!

E voi, quale rapporto avete con la vostra casa?

Ph. da Pinterest

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Artena città presepe! Un museo a cielo aperto che piace a grandi e piccini!

Vorrei farvi capire cosa significa visitare un luogo insieme a dei bambini…

Con il loro ineguagliabile entusiasmo corrono verso tutto, si fermano davanti ai dettagli più inaspettati e poi ripartono ancora più in fretta di prima…

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‘Artena citta presepe’ è stata così una vera e propria caccia al tesoro al “presepe”, nascosto tra le rocce, dentro una cantina, dietro ad un vicoletto!

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Una corsa su e giù per le infinite scalette, senza affanno ma pieni zeppi di curiosità!

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Il freddo pungente non ha calmato l’entusiasmo ma anzi ha messo a tutti quei bei rossi sulle guance che ci rendono più belli! I bambini, in particolare, sembravano dei folletti, tra pacchetti appesi e decori natalizi di ogni tipo, unici, come unico è ogni dettaglio dentro ad un centro storico!

 

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Difficile non incantarsi davanti ai ricchi particolari; molti di questi portano alla mente ricordi di altri luoghi, posti in cui abbiamo vissuto esperienze personali, a cui siamo legati anche da un rapporto sentimentale. Perché tutti veniamo da un centro storico, tutti abbiamo un legame forte con almeno uno di questi!

Rivedo porte davanti alle quali giocavo da bambina, dietro cui si trovava la cantina di mio nonno o il negozio dove andavo a comprare le mummú!

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Tutto molto simile pur se a chilometri di distanza! Perché i centri storici sono fatti dalle persone e per le persone e in fondo le storie che viviamo si somigliano anche se viviamo in paesi diversi; in fondo le necessità sono le stesse anche se viviamo dall’altra parte del mondo!

Forse è per questo che il mio piccolo Alessandro appena entrati ad Artena mi ha detto “mamma mi sembra di stare a Collepardo!”

(Collepardo è il mio paese del cuore, in provincia di Frosinone)

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Ma Artena questi giorni, impreziosita da presepi di ogni tipo, è davvero unica nel suo genere!

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Ogni presepe è un lasciapassare per le case dei nostri nonni, dei bisnonni, alla scoperta di modi di arredare e di decorare antichi ma molti già di nuovo in voga, come le cementine o le carte da parati!

Riscoprire le cantine di un tempo, ma anche gli attrezzi e gli oggetti di uso comune e per un attimo sentirsi parte di quel periodo storico o di quell’altro e imparare, imparare da tutto quello che si incontra!

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Ho spiegato ogni dettaglio ai miei bimbi, gli ho raccontato ciò che ricordavo e ciò che ho studiato, e la piccola di casa, Arianna, non ha perso occasione di raccontare, a sua volta, storie e dettagli a modo suo, i centri storici sono anche questo, un grande teatro dove vivere bene!

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Grazie Artena! Anche oggi ci hai accolto con affetto e con tante ricchezze da donare!

 

A seguire foto varie di questa bella giornata ad Artena…

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Ph. Francesca Ianni architetto

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Un lungo silenzio ..per ascoltare (…e riportare la bellezza a casa)

Le vacanze sono ufficialmente finite, ottobre è alle porte, ormai si può iniziare serenamente a pensare alla stagione fredda, e ai magici momenti che anche lei ci riserverà!

Un lungo silenzio per ascoltare, per ascoltarvi!

Un grande filosofo greco, Zenone di Cizio (ma di sicuro non solo lui) ha detto: “La ragione per cui abbiamo due orecchie ed una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno”

Il web è sempre più un fiume in piena, non riusciamo a stargli dietro, qualcuno ne fa quasi un lavoro a tempo pieno, altri, senza dare troppo peso alle conseguenze, si accontentano del titolo ma poi si dedicano con solerzia a commentare, dedicando il loro prezioso tempo ad una causa tutta sua perché manca la base del dialogo che è l’ascolto.

Senza farla troppo lunga, vi ho osservato ed ascoltato, seguendovi, con affetto, nei racconti, in prima persona, delle vostre belle vacanze, per capirvi ancora di più, ancora meglio! Per aiutarvi poi e seguirvi nelle scelte, per riportare la bellezza a casa!

Cosa ho capito quindi?

La bella stagione ci ha fatto presto riscoprire il nostro ancestrale rapporto con la natura, siamo corsi al mare ai primi caldi e in montagna quando il caldo era insostenibile!

In entrambi i casi la natura è venuta in nostro soccorso incantandoci con i suoi giochi di luce a contatto con il caldo sole o ammaliandoci con le melodie note, ma sempre inaspettate!

Ne abbiamo approfittato per visitare le bellezze dell’architettura e dell’urbanistica, tutte concentrate nei centri storici, piccoli o grandi, l’attenzione ai dettagli sta solo lì!

Ci siamo inebriati di bellezza, guastandoci ogni dettaglio, dai decorati frontini, agli articolati capitelli, dai colori caldi e delicati, alla perfetta articolazione dei pieni vuoti, che possiamo trovare solo negli edifici tradizionali.

Le dimensioni contenute degli spazi storici hanno favorito il traffico pedonale a discapito di quello carrabile permettendoci di gustare un buon caffè e un dolcetto proprio fronte strada, così come ci piace, a contatto stretto con la vita!

Ci piace infatti farci travolgere dal traffico di persone e non di macchine!

Ci piace vedere sguardi e sorrisi, in un complesso articolato fatto di dettagli a scala umana.

Abbiamo apprezzato i colori dei centri storici e delle città turistiche, sempre caldi, corposi, e allo stesso tempo delicati ed eleganti.

I luoghi turistici sanno che l’individualità è importante, e che nella scelta di ogni dettagli si evince la cura per ogni persona.

Il fatto in serie ci avvilisce, l’originalità e l’unicità del fatto a mano ci onora e ci gratifica.

Ecco perché le più belle piazze hanno arredi particolari, studiati nel dettaglio e per quell’ambiente.

Ecco perché la bellezza, la comodità e la cura continua ne fanno una costante attrazione per i turisti.

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Siamo andati alla ricerca del bello e del curato, abbiamo scelto luoghi accuditi, in cui l’attenzione all’oggetto è anche attenzione alla persona e alla sua anima!

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Potendo, si è preferito soggiornare in case tradizionali, dove respirare tanta storia e tante esperienze uniche. I palazzi storici, le case tradizionali, fino alle masserie o fienili e monasteri ristrutturati, respirano vita, vita passata, ma esperienze sempre presenti! È il contributo corale, succedutosi negli anni,  che spesso rende un luogo davvero magico.

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Il sud d’Italia vi ha incantato con i suoi infiniti decori, il nord con le belle montagne e l’efficienza impeccabile.

Il grande assente?

Il cemento e le sue infinite distese senza soluzione di continuità;

La desolante architettura filo-razionalista, priva di decori e di dettagli e con essi spesso anche di attenzione

Il fatto in serie, troppe volte in maniera frettolosa e superficiale

Tornati a casa, le foto postate sui social sono crollate drasticamente, le nostre periferie grigie, piene di cemento ed asfalto, degradate ed anonime hanno presto spento i nostri sensi e il nostro entusiasmo e con essi la macchinetta fotografica!

Chi ha voglia di fotografare l’asfalto o il traffico delle macchine?

Almeno su internet risparmiamocelo!

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Non bisogna aspettare 12 mesi per ritrovare la serenità e i giusti stimoli perduti!

Si può imparare dai luoghi stupendi che hanno deliziato i nostri occhi e il nostro cuore e, consci delle scelte giuste, possiamo poi riapplicarle nelle case ma anche nelle piazze e negli spazi pubblici, fino alle facciate dei palazzi!

Molte teorie già esistono in merito, e l’esperienza diretta ce le può confermare!

L’attenzione al dettaglio è fondamentale, non bisogna avere paura di dedicare tempo ad un progetto di restauro o di progettazione, perché le più grandi opere hanno impiegato anni per essere realizzate. La fretta spesso si lega alla superficialità!

Bisogna scegliere con cura i materiali, preferendo quelli naturali e non tossici, e abbinarli con sapienza. I colori complementari si illuminano a vicenda, mentre le tonalità simili creano un’atmosfera più pacata.

Le sfumature sono migliaia e c’è una differenza infinita tra un colore pastoso, polveroso, corposo, luminoso, ecc… Questo si riflette sul risultato finale in maniera preponderante!

Il dettaglio e il decoro sono la nostra vita, non scegliamoli in base alla praticita ma alla bellezza.

Spesso gli elementi naturali hanno bisogno di molta meno manutenzione e invecchiano rimanendo sempre belli!

Abbandoniamo definitivamente il cemento, il razionalismo e il fatto in serie e torniamo a progettare a scala umana e con attenzione alla persona!

Ph. da Pinterest