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L’Architettura ‘Fast&Furios’ che sta alienando il mestiere di Architetto

Quanti di noi vorrebbero metter su la propria casa o il proprio ufficio, proprio come Elsa fa per il suo Castello, nel cartone Disney ‘Frozen’?

Il passaggio dall’idea alla realizzazione viene sofferto un po’ da tutti, soprattutto dai non addetti ai lavori, che non hanno esperienza sulla tempistica, che può caratterizzare diversamente ogni intervento.

Eppure mi sembra così assurdo che un luogo dove si immagina di passare tutta la vita, possa e debba essere ‘cotto e magiato’ in quattro e quattrotto, come se sistemare il proprio nido, il proprio rifugio, lo spazio dove si proietta la nostra anima, sia solo un impegno gravoso da togliersi il prima possibile!

Un po’ come se dovessimo dedicare giusto una settimana della nostra vita a farci una cultura, per poi viverla; oppure dedicare comunque un tempo limitatissimo alla crescita personale per poi continuare a vivere, senza crescere più!

I prefabbricati in architettura e i negozi di arredamento non fanno altro che alimentare questa tendenza.

Una volta i mobili erano parte del corredo e spesso si tramandavano dai nonni ai figli e ai nipoti eppure le case erano molto eleganti e graziose.

Oggi, se entri in un mobilificio, puoi avere il progetto della tua cucina in 15-20 minuti; se è ancora troppo, sono disponibili, per ogni stanza, composizioni preconfezionate, a prezzo fisso, che stai sicuro che il 24-48 ore avrai un divano dove sprofondare davanti alla TV e un letto dove dormire.

Soluzioni chiavi in mano, composizioni preconfezionate e pronte solo per essere portate a casa Tua!

Si, casa tua, che di tuo non ha niente!

Perché non hai scelto niente se non la volontà di non scegliere, di non prenderti il giusto tempo per realizzarla e arredarla a tua immagine e somiglianza!

E si finisce per avere case tutte uguali, più o meno fredde o più o meno incasinate, terribilmente cloni dei cloni di noi stessi.

Siamo davvero tutti cloni, o in ognuno di noi vive un mondo unico e speciale e irripetibile?

E se la casa è la proiezione di noi bello spazio, se la casa è il nostro rifugio, l’ancora per ricrearsi e rigenerarsi, come possiamo davvero pensare che sia corretto decidere tutto davanti a una composizione preconfezionata?

Ho ordinato pochi giorni fa il mio primo mobile al falegname.

L’ho pensato, l’ho progettato; mi sono accordata in modo che sia sostenibile: niente colle, niente vernici. Ora inizia l’attesa…perché un oggetto fatto in mano a bisogno dei tempi umani per essere realizzato.

Quando questo elemento di arredo arriverà a casa mia, sarà già in amico, un compagno con cui ho iniziato ad avere relazione da un po’.

Non mi sono buttata nella frenesia del ‘preconfezionato’ e ho deciso di prendermi il giusto tempo per avere una casa che rispecchia la famiglia che siamo.

La mia casa crescerà e maturerà con me e sarà sempre più un luogo delle esperienze e dei ricordi, un luogo dove stare, e stare bene!

A cosa serve quindi un Architetto?

Per l’arredo e l’architettura Fast&Furios, a poco e niente…

Per una casa che parli di te, che sia unica come te e che sia viva e viva del tuo respiro, …ecco…per tutto questo c’è bisogno dell’architetto, che può guidarti in questi viaggio meraviglioso, calmo e profondo, alla scoperto del tuo Io esteriore!

Di seguito, immagini di interni particolari, con arredi spesso fatti a mano o di riuso.

Ph. da Pinterest

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Il Castello di Colleferro….come la vedo io!

Un Bene Culturale, che sia un edificio, un complesso o un’area naturale, ecc.., per poter essere mantenuto deve essere utilizzato.

L’uso infatti assicura la regolare manutenzione.

Un Edificio Storico non può ospitare però qualsiasi funzione ma sole quelle, tra le tante, che sono in linea con la sua vocazione.

Ecco anche perché è importante, prima di intervenire con il Restauro e il Riuso, in ogni contesto, fare un’attenta analisi storico-critica, e dei materiali, in modo da evitare cambi di destinazione che finirebbero per snaturare il bene che si vuole Conservare!

Il caso del Castello di Colleferro è molto interessante, perché la storia aveva scelto per lui una destinazione d’uso, ad oggi, molto redditizia:

Nato, con molta probabilità, con funzione difensiva della Valle del Sacco, a protezione di Artena e Valmontone, nel XVII secolo si avviò a passare da rocca fortificata a casale di campagna.

Ancora altre fonti storiche raccontano che tra il 1779 e 1781, vi fu la realizzazione del fienile, di una rimessa per bovi e di una cordonata (1784).

Dati che mi riportano alla mente tutte le volte che, passando davanti al Castello di Colleferro e alla sua imponente distesa verde tutta intorno, mi incantavo davanti a quelle enormi balle di paglia e ancora non capivo perché fossero tutti così disordinati da lasciarle in giro per i campi. 😅

Il grande parco del castello, era quindi una saggia fonte di grano e paglia e …..tante altre interessanti e redditizie funzioni ad esso legate!

Il grano e le balle di paglia, non danno solo cibo agli uomini, agli animali e alla terra…

Sono anche ottimi per

  • Shooting fotografici (matrimonio, moda, cinema, personali, ecc..) ….sappiamo inoltre quanto i social oggi si avvantaggiano di luoghi suggestivi e inaspettati
  • Pic nic, ma anche lussuose cene all’aria aperta, con possibilità di avviare una piccola attività di ristorazione all’interno di una parte del Castello, con prodotti che vengono direttamente dal grano prodotto in loco
  •  Realizzazione di arredi da esterno per eventi, anche di livello. Pensiamo alla tendenza in atto da moltissimi anni, di inserire nei locali più alla moda o nel corso di importanti eventi, sedute realizzate con le balle di paglia. Dalle panchine ai divani, fino al bancone di un bar. Con la paglia si fa veramente di tutto.
  • Realizzazione di isolamento termico, e muratura, nelle case in bioedilizia. La paglia è infatti un ottimo isolante termico e regolatore dell’umidità. Unito ad intonaci di terra e paglia, realizza ambienti tra i più confortevoli in assoluto.

Avete idea di quanto costi un servizio fotografico?

E l’affitto di una location per eventi e shooting di moda?

Purtroppo l’amministratore comunale ha deciso di destinarlo a ‘villa comunale’, cancellando in un attimo tutta la storia e la naturale prosecuzione di destinazione d’uso che il parco e il castello avrebbero potuto mantenere, pur rimanendo aperto al pubblico.

Sarebbe stato un luogo suggestivo, uno spazio pubblico unico al mondo, o tra pochi, un luogo dalle grande potenzialità economiche che avrebbero assicurato anche la giusta manuntenzione al vero e unico Bene Culturale in questione che è il Castello il cui parco è la pertinenza.

Quindi non diamo attenzione solo alla pertinenza, perché si perde l’obiettivo e con esso la conservazione di ciò che è veramente importante, una fra tutte la Visuale Libera sul Castello, che i tanti fuscelli di albero, promettono, tra 20 o 30 anno, di offuscare.

Niente contro gli alberi, sia chiaro, ma piantati nel posto giusto e al momento giusto.

L’albero è un riparo, è uno schermo. Posto troppi vicino ad un Bene Culturale ne offusca la vista.

Piantato poi quando fa troppo caldo o troppo freddo, qualsiasi pianta rischia di morire con molta facilità con conseguente assurdo spreco di denaro.

E il “Progetto di idee per il Parco del Castello’…che fine ha fatto?

Ph. da Pinterest e dal web

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Finalmente fuori….dal Computer!

“…Poi, ieri, sono uscita… Ed è stato come uscire improvvisamente fuori, dopo essere stati chiusi a lungo dentro una prigione!”

Eh sì… Ci conviviamo da molti anni con la tecnologia: accende la luce, è la sveglia della mattina e l’unica possibilità per essere in contatto continuamente, ma siamo talmente assuefatti da non farci più caso.

Eppure c’è stato un tempo in cui non avevamo il cellulare, non c’era il computer a casa, …la TV era un lusso..

C’era un tempo in cui più famiglie si dividevano un telefono….

Ops….forse sto andando troppo indietro!.

….C’era un tempo….

E poi ….la tecnologia è diventata tutto per noi e senza non avremmo potuto vivere… Il tempo della Quarantena!

Ci siamo incontrati sullo schermo, abbiamo fatto i compiti on line, gli ordini on line, la lista della spesa on line! Siamo stati davanti a computer, cellulari, tablet, talmente tanto tempo da sentirli quasi una parte del nostro corpo.

Poi, ieri, sono uscita… Ed è stato come uscire improvvisamente fuori, dopo essere stati chiusi a lungo dentro una prigione!

Ieri sono uscita dal computer dopo tanto tempo!

E la prima cosa che ho fatto, è stato osservare e apprezzare il bello e il valore di ciò che abbiamo… già!

Difficile non associare ad un architetto il termine stravolgimento! Tutti penso a noi come a quegli esseri pericolosi che ti mettono sottosopra casa.

Si, siamo noi, la categoria più temuta! E pur di fuggire alla nostra ‘furia ribaltatrice’ si sono inventati le peggio figure professionali, (e non me ne vogliano tutti quei bravi e seri professionisti) dai titoli più bizzarri, per spezzettare il più possibile quello che in generale fa una persona sola!

Cosa farebbe quindi un architetto, davanti ad un giardino abbandonato da mesi? (Molto più di quelli che ci ha imposto la quarantena)

Secondo la teoria, l’architetto, rade al suolo tutto per disegnare nuovi sentieri, inserire nuove piante, cespugli, profumi e colori, ….

Ma dato che io sono un architetto un po’ pazzo e un po’ curioso, molto mamma e sensibile assai…mi sono tuffata in un viaggio bellissimo dentro a un giardino, abbandonato, e l’ho sorvolato proprio come un’ape, soffermandomi con attenzione, nutrendomi di fiore in fiore, delle loro forme e dei loro colori!

Un giardino così va conservato proprio com’è.

È una esperienza unica e irripetibile, come irripetibile è l’opera che fa madre natura.

E così, anche l’architettura, il design, gli spazi interni ed i materiali, possono essere conservati, valorizzati, apprezzati per quello che sono.

In un periodo come questo, in cui siamo stati per molto tempo chiusi negli spazi confinati e ora usciamo, quasi volando, buttandoci per le strade, con voglia di sole e di vita, abbiamo avuto l’opportunità di osservare con molta attenzione sia lo spazio chiuso che quello esterno, che testeremo ancora meglio ora.

Ci siamo interrogati, indignati, difficilmente entusiasmati, …davanti agli spazi in cui viviamo, tanto da sentirci in dovete, appena possibile, di riempire tutti i più famosi negozi di arredamento sperando di portare un po’ di pace a casa nostra.

Ora le città ci aspettando a braccia aperte, con i loro prati un po’ più alti del solito, gli intonaci scrostati, le vetrine vecchio style…

Il SEGRETO non è cercare di CAMBIARE tutto, ma di VALORIZZARE ciò che già c’è, perché, ad osservare con attenzione, abbiamo tanto, ma tanto, per cui essere felici!

Ho deciso allora di associare le numerose immagini dei fiori e delle piante, che ho raccolto ieri, ad ambienti vintage o che hanno saputo valorizzare gli elementi storici presenti, ottenendo un ambiente nuovo, originale, ma unico e prezioso.

Quindi l’imperativo è…ripartiamo da quello che abbiamo…

Ripartiamo dalla valorizzazione di quello che abbiamo!

Ph. dei fiori – di Francesca Ianni architetto

Ph. di interni, esterni e modelle – da Pinterest

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Ripensare lo spazio dei nostri figli..

Inutile negarlo, i nostri figli sono a casa molto più tempo di prima, e con i loro modi di fare e di essere l’hanno invasa un po’ tutta!

Ci siamo trovati a condividere spazi e attività, abbiamo ripensato arredi e luoghi, siamo cresciuti scoprendo nuovi modi di vivere, spesso sorprendentemente piacevoli o sconvolgentemente difficili da gestire.

Per me non è la stata la prima volta che mi sono trovata a lavorare da casa con i bimbi sempre al mio fianco, avendo scelto da tempo di essere mammArchitetto e di fare della mia casa il mio studio, per poter essere il più possibile vicina ai miei figli; quindi questa quarantena non mi ha trovata impreparata…mentre un po’ di anni fa lo ero di sicuro!

Quindi forza e coraggio…sconvolgere le nor ali regole casalinghe, cosa in cui i bambini sono dei veri esperti, non è una esperienza facile per nessuno, ma presa dal giusto punto di vista può essere davvero stimolante e aprire nuovi interessanti orizzonti.

A paragonare la me prima e dopo i figli quasi quasi direi la nebbia e l’arcobaleno..

Malgrado dentro di me brillavano tutti i colori dell’arcobaleno, all’esterno, la voglia di controllare tutto, mi portava a creare ambienti statici, puliti, lineari, quasi un disegno, fermo, immobile.

Ma una casa non è un quadro o una vetrina ma uno spazio Vivo e come tale va progettato.

Lo spazio vivo è uno spazio in divenire, che prende la forma di chi lo abita, ed è morbido e flessibile abbastanza da permettere di fare stare bene anche più coinquilini.

La mia prima riflessione la ho avuta quando fresca sposina non facevo altro che rimettere a posto le cose che mio marito amava e ama lasciare sparse. Non capivo come non fosse più semplice rimettere direttamente a posto!

Poi un giorno ero sola in casa e le sue cose sparse mi facevano compagnia…erano una traccia del suo passaggio.

Così è stato sempre più anche per i miei figli.

Quando erano piccolissimi ho cercato di ‘controllare’ anche il loro ordine, dividendo con rigore i giochi per tipologia, materiale, colore,…e chi più ne ha più ne metta. Un lavoro enorme a creare contenitori e contenuto per poi ritrovare i giochi sparsi in modo casuale per i vari cesti!

E allora è arrivata l’illuminazione…

I giochi comunque li avevano rimessi a posto, ma erano troppo piccoli per fare divisioni di genere e soprattutto quei raggruppamenti non erano stati una idea loro ma una imposizione dall’alto.

La soluzione è stata, innanzi tutto, preferire a librerie e cassetti, tanti cesti. Meglio se con i manici, così che postevano portare i loro giochi preferiti dove volevano.

Mettere i cesti in ogni luogo di casa molto vissuto. Nel salone ci sono più cesti per le cose dei bimbi che quelle mie e di mio marito.

Creare anche in salone uno spazio per loro, dove saranno più propensi a rintanarsi sentendolo il loro ‘posto speciale’, lasciando un po’ più libero il resto. Meglio se lo scegliete e realizzate insieme.

Lasciate che casa sia permeata tutta dalla loro magia. Non abbiate paura di scomporre il set di sedie della sala da pranzo, decorando la sua con magiche ali o orpelli di vari colori.

Rendetelo protagonista facendo dei suoi disegni delle esposizioni degne di un museo

La regola è utilizzare materiali che si possano rimuovere facilmente e/o lavare.

Decorare quindi sedie e mobili con nastri di stoffa colorata o con peluche appesi.

Appendere i loro disegni con un piccolo pezzetto di scotch di carta decorato, così che si possa rimuovere e riporre quando arriveranno nuovi disegni, senza creare danni né al supporto e né al disegno, ecc.

E poi lasciatevi travolgere dal loro allegro e decorativo disordine che non è un vero disordine se poi ogni cosa ha il suo posto e concluderanno i giochi, ‘giocando’ a mettere a posto, con l’aiuto di mamma e papà 💪🥰…

Saranno ogni giorno più autonomi e finiranno per rimettere a posto anche da soli e scegliendo loro i luoghi più adatti.

Lasciate che la casa si colori del loro entusiasmo 🌈

Immagini da Pinterst

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Il valore del vicinato….in Architettura

“Mamma, hai visto? Prima non le vedevamo mai e adesso ci giochiamo sempre!”

Ha esordito così Alessandro qualche giorno fa parlando delle figlie dei nostri vicini.

In effetti ‘prima’, eravamo tutti pieni di impegni, si entrava e si usciva da casa di corsa, ci si salutava al volo…

Adesso siamo comunque pieni di impegni, ma, stando sempre a casa, i bimbi si sono dati da fare e piano piano hanno cercato quella socialità di cui abbiamo un po’ tutti bisogno!

L’essere umano ha bisogno della compagnia per vivere. Lo stare insieme, la collaborazione, lo scambio, ecc…sono tutte cose che hanno permesso alla nostra società di progredire, di andare avanti!

La quarantena ha portato all’attenzione un elemento, spesso ignorato nel momento della progettazione: il Vicinato!

Un tempo i vicini erano preziosissimi; non esisteva internet, la TV e il telefono. Tra vicini ci si aiutava, ci si consigliava, si ricevevano le notizie. Ancora adesso, per chi vive nei piccoli centro storico, il rapporto tra vicini è molto attivo.

A me piace così tanto quando sono al paesello, Collepardo, e spunta alla porta la vicina che chiede un limone, un’altra che porta il pane che gli ha commissionato mia zia, un’altra che bussa alla porta, sempre e comunque aperta, ed entra per salutare.

Nella città moderna, chiusi tra i palazzoni, questo filo continuo di relazioni, si spezza… Si spezza alla porta di casa, al portone del palazzo, al passaggio della prima auto rombante lungo la strada!

L’architettura moderna si è presa ben cura di assicurare la privacy e la riservatezza; infiniti muri pieni, alti parapetti, staccionate che toccano il cielo, …chiudono la vista a qualsiasi sguardo indiscreto…

Ma non bastava una tenda? … Da chiudere all’occorrenza, magari… Così che, quando serve, si possano spalancare invece queste finestre, e permettere quella socialità di cui siamo parte integrante!

In quarantena c’è chi si sente terribilmente solo, chi chiuso in gamba, e….chi no!

Il segreto sta nel vicinato, o meglio, nel modo in cui la nostra casa, permette di relazionarci con lui, pur rimanendo in sicurezza!

Quindi, quando si sceglie o si costruisce una casa, oltre all’ubicazione, l’esposizione, i materiali, la dimensione, … bisognerà valutare e tenere in considerazione un altro elemento: il rapporto con il vicinato!

Internet, il Word Wide Web, ci ha permesso di superare i limiti di tempo e di spazio; siamo arrivati ovunque, e abbiamo condiviso le più disparate conoscenze,…fino a che non è arrivato un minuscolo virus, che ha reso evidente, come sia necessario, insostituibile, invalicabile, il rapporto vis a vis!

Quali sono quindi le tipologie edilizie più favorevoli alla Socialità in sicurezza? Cioè che permettono di ‘scambiare quattro chiacchere” con i vicini, pur rimanendo nella propria casa!?

Le ville unifamiliari, stupende, spettacolari, ma isolatissime. Forse sono all’ultimo posto in classifica, ma oltre ad essere spesso bellissime, hanno tanto spazio per ospitare eventuali familiari bisognosi e spazi aperti per permettere di godere della natura, del sole, dell’aria.

Anche i palazzoni del dopoguerra, pur se ad alta intensità abitativa, riducono al minimo i rapporti sociali: i balconi, se esistenti, sono piccoli e schermati. Gli unici infissi, ‘erroneamente’ comunicando, sono quelli dei servizi che si affacciano sul vano interno.

Tanto gli abitati dei centri storici, quanto quelli composti da villette a schiera o da palazzetti raccolti, di due, tre piani, sono probabilmente gli edifici più sociali e allo stesso tempo sicuri!

I giardini vicini delle villette a schiera, permettono di intrattenersi con i vicini, pur rimanendo a distanza di sicurezza, così come le incastonare casette dei centri storici, con finestre che spuntano ovunque, da cui le nonne hanno fatto le più lunghe chiaccherate, mentre cucinavano o badavano ai bimbi.

E voi cosa preferite? La privacy dei palazzi moderni o la convivialità dei piccoli centri?

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Ph. da Pinterest

 

 

 

 

 

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Ristrutturare casa con i bambini…. naturalmente!

“Mamma, come è possibile che a noi bambini piacciono i colori vivaci e a voi adulti colori così tristi!?”

Così ha esordito stamattina mio figlio Alessandro (8anni), quando ha visto i colori che avevo preparato, per pitturare i mobili in giardino!

Glielo avevo promesso da tanti giorni…ma, evidentemente, mentre io studiavo come fare in casa i colori naturali, per un restauro Super-Sostenibile, nella loro testa si accavallavano luminosi arcobaleni da stendere ovunque!

“Mamma, il tavolo lo voglio fare arcobaleno”

Ribatte ancora Alessandro, mentre Arianna (quasi 6 anni) ha già in mano un pennarello! 😳

“Bimbi, mamma ha preparato tutti i colori che hanno varie sfumature di marrone perché quello è il colore dei mobili in giardino!”

Ribatto io…  🤞😙

“Intanto proviamo queste varie sfumature e vediamo come viene!”

Si lasciano convincere; prendono in mano i pennelli come fosse tutto l’armamentario per una grande avventura e ascoltano curiosi!

Gli spiego che ho preparato tre colori fatti in casa; uno è il caffè ristretto classico fatto con la moka; un’altro è te nero aromatizzato al limone e un altro è caffè d’orzo. Poi c’è l’aceto invecchiato, ma quello è un prezioso regalo di mio fratello Mauro, dato che ci vuole un po’ di tempo e pazienza per prepararlo! 💪😁

Il profumo migliore lo emana il barattolino contenente il tè! È piacevolissimo anche stenderlo perché l’odore si spande nell’aria!

Per rendere il lavoro più semplice ed evitare di sprecare, metto a mano a mano, le varie tipologie di pittura, in dei piccolissimi barattolini di vetro che avevo riposto dai tempi degli omogenizzati (quando ancora non sapevo niente della filosofia Zero Waste) e li distribuisco.

Il vetro per i bimbi non è il materiale più sicuro, ma è igienico, facilmente lavabile e riutilizzabile. E questo si è dimostrato anche abbastanza resistente, dato che ha superato indenne anche i continui ‘scivoloni’ di Ari! 😅

Una mattinata simpatica, sicura per l’ambiente ma anche per i bimbi, e da cui abbiamo imparato tante cose!

Come prima cosa, che si può restaurare un mobile, di legno, con due bambini di 6 e 8 anni, con serenità e in sicurezza! Ricordo ancora con angoscia, quando, un po’ di anni fa, ho deciso di pitturare le ringhiere arrugginite, e il continuo dover discutere con i bimbi, che volevano curiosare e toccare tutto e non potevano perché era pericoloso per via dei prodotti usati!

Il prodotto che scurisce di più e più velocemente è in assoluto l’aceto invecchiato. E diventa proprio nero nero, come la cenere, quando si passa una seconda mano di caffè. Me lo aveva accennato mio fratello Mauro, l’esperto, 😁 che reagiscono tra di noi per via della presenza di tannino nel caffè, ma non credevo così tanto!

Il tè è profumatissimo, ma lascia una velatura marrone nerastro che non amo molto!

Tutti questi odori, compreso quello dolce del te, non piacciono comunque ai bambini. Ma si sono presto abituati e non ci hanno fatto molto caso

Proverò ad utilizzare anche il cacao, per vedere se li incanta anche per il profumo!

Il caffè colora poco, ma con più passate diventa più coprente. L’orzo è in assoluto il colore più bello!

Non sono colori coprenti, ma molto stimolanti e materici!

Domani sapremo qualcosa di più sui risultati ottenuti.

Intanto godetevi le foto di oggi!

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Ph. Francesca Ianni architetto

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L’arcobaleno della speranza… Fuori e dentro di noi! 🌈

“Mamma voglio raggiungere l’arcobaleno! Andiamo!?”

Non so quante volte l’ho sentito dire ai miei figli!

E come spiegargli che più ti avvicini e più lui si allontana?

Deve essere un gran timidone! 🥰

Questi giorni però, per un evento di una umanità eccezionale, le città si stanno riempiendo di arcobaleni, da guardare ma anche da toccare!

Arcobaleni che non scappano, e da cui traspare tutta la paura e la speranza, la gratitudine, la confusa gioia, di sentirsi tutti uniti, straordinariamente vicini!

Perché il cuore vola ovunque, oltre il tempo e lo spazio, e se fai attenzione, puoi sentire battere quello di chiunque, anche se è distante…

Con l’occasione…ho sospeso per qualche giorno il progetto della cameretta con i bimbi per dare spazio a e partecipare attivamente a questo bellissimo evento degli “arcobaleni ai balconi e alle finestre, per dare gioia e speranza”…

Ma…per non perdere il filo…

Ho raccolto un po’ di esempi di camerette, da Pinterest, in cui l’arcobaleno è un magico decoro…

E vi dirò…per dirla alla Montalbano “.i sto facendo persuaso” che forse un arcobaleno andrà a finire anche nella cameretta di Ale&Ari! 🌈💖

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Umani… Uniti… 🌈💖

 

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I Cangianti ….Colori Pastello!

I colori pastello fanno subito primavera, ….ma non solo!

I colori pastello vengono associati ai bambini appena nati, alle camerette dei più piccolini, alle prime luci calde di marzo e aprile.

Pastello sono i decori Pasquali, le bomboniere del battesimo, i dolci più zuccherosi delle fiere.

Dopo tutto il colore pastello da una sensazione di rilassamento e spensieratezza ed è utile per i genitori con figli molto piccoli perché aiuta a rilassarli in un momento molto intenso della loro vita. I dolci celeste e rosa, ma anche verde, violetto, non sono per i bimbi piccoli, che per molti mesi dalla nascita non distinguono che pochi colori, ma per i loro genitori e per sostenere il loro stato d’animo.

Lo sapevate?

Ma i colori pastello, molto luminosi se associati al bianco o al nero, associati a colori scuri e polverosi, o forti e fosforescenti, riescono a regalare atmosfere inaspettate, riuscendo a diventare i compagni ideali per decorare tutti i momenti e gli eventi dell’anno!

Provare per credere…

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Tanti esempi da cui prendere ispirazione!

E voi…avete delle colori pastello in casa! Dove?

 

 

 

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All I want for Christmas is… Sparkle! (Calendario dell’Avvento de La Buona Architettura – 06/12/2019)

Tutto quello che vorrei per Natale è Brillare!!!

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Brillare dentro e fuori!!! Chi non lo vorrebbe?

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Essere radiosi, splendenti, come le vetrine dei negozi in questi giorni, come i più belli addobbi delle riviste patinate, come le pubblicità in televisione, ecc…

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Tutto sembra brillare meno che noi, che pur trovandoci nel bel mezzo dell’Avvento, non riusciamo a liberarci dei soliti impegni, dei doveri quotidiani, della routine!!!

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Si… perché mentre lo spirito entra subito nel vivo, la vita rimane quella di sempre…e subito ci assale la malinconia, il senso di impotenza e ci buttiamo sui soliti acquisti veloci, per riempire quel vuoto, per riempire la casa, di un senso che non ha niente a che fare con la materialità!

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I 24 giorni che precedono il Natale purtroppo non sono liberi dagli impegni quotidiani, la vita di oggi non ce lo permette; il lavoro, la scuola, gli impegni di ogni genere.

Come fare allora?

C’è chi rinuncia a fare l’albero, chi minaccia di ridurre drasticamente i regali…io invece ho sempre pensato che Natale sia tutta un’altra storia!

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C’è un modo per vivere l’Avvento con serenità pur non stravolgendo le nostre vite e la soluzione è inserirlo a punta di piedi con semplicità tra le attività quotidiane e i doveri di tutti i giorni!

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1.  Iniziamo, per esempio, scegliendo di decorare casa in compagnia di amici e parenti, facendolo diventare un evento, un’occasione per stare insieme. Non sarà solo un dovere ma una buona occasione per condividere dei momenti con le persone care. Ogni giorno la nostra casa ci ricorderà della bella giornata trascorsa.

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2. Realizziamo dei decori fatti in casa, coinvolgendo i figli, il partner, e tutti quelli che hanno piacere o competenze per collaborare. Approfittiamo ogni anno per imparare qualcosa di nuovo. Un anno proviamo a fare i decori in pasta di sale, un altro anno di lana, di stoffa, ecc… L’importante che siano sempre materiali sostenibili e non inquinanti e in questo i migliori sono quelli naturali.

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3. Se il tempo da dedicare ai cari è poco, approfittiamo per passare del tempo insieme facendo dolci, sperimentando ricette Natalizie, scrivendo dediche a chi vogliamo bene.

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4. Se il tempo che avete poi è davvero pochissimo, accontentatevi anche di quel poco e fatene tesoro. Progettando bene il da farsi potrete comunque comporre tante belle cose per decorare la casa, magari più semplici, ma di grande effetto comunque. Non disperate perché tutto è possibile!

Si perde più tempo a girare per negozi in cerca di addobbi e regali…

È molto più piacevole e gratificante passare del tempo a costruire un regalo o ad inventarsi un addobbo piuttosto che tuffarsi nel traffico e nel caos dei negozi in questo periodo.

Riscopriamo la lentezza della preparazione …la calma della semplicità… Il piacere del fatto in casa, con amore!

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Nei prossimi post cercherò di farvi vedere cosa si può fare, anche solo con quello che abbiamo in casa, …prendendo un po’ anche spunto dall’infinito mondo del web!

 

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Il tempo….per riflettere! (Calendario dell’Avvento de La Buona Architettura – 03/12/2019)

Il tempo…chi ne ha sempre tanto e chi non ne ha mai abbastanza!

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Sta diventando più prezioso dell’oro!

E se a Natale regalassimo il nostro tempo? Il tempo di preparare un dolce, di aiutare ad addobbare casa, ma anche a fare la spesa,…il tempo di dedicarsi a qualcuno, ascoltarlo, condividere del tempo insieme!

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Forse qualcuno se n’è accorto…molti sicuramente no…ma ieri, per mancanza di tempo, non ho potuto fare l’articolo del calendario dell’avvento per il 2 dicembre! Bene, ottimo! Prima ero tentata di mettermi al lavoro alle 11 di sera, per rispettare gli impegni presi. Poi ho pensato che in fondo anche questo è parte della vita e che era una ottima occasione per rifletterci sopra e capire quanto tempo e denaro sprechiamo inutilmente durante le festività natalizie!

E quanto di quel tempo è giusto restituire indietro alla nostra vita!

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“La consapevolezza dell’insostenibilità ambientale di molte festività, Natale in primis, sta crescendo. Questo avviene perché, ormai, i protagonisti degli eventi sono gli sprechi che hanno trasformato il Natale da festa religiosa a festa consumistica. Dai dati di Waste Watcher, presentati in occasione della consegna dei premi Vivere a Spreco Zero, è emerso che a Natale sprechiamo soprattutto denaro (43%) e cibo (41%), ma anche carta, imballaggi (11%) e tempo (5%). Non è difficile da credere se ragioniamo un attimo sui nostri programmi dicembrini. Tutto questo spreco si traduce in un impatto ambientale inutile che, come se non bastasse, si va ad aggiungere alla già grande impronta ecologica di questa festività (sovraproduzione di oggetti inutili, spreco energetico di negozi e case, traffico costante, cibo spazzatura, scarso o nullo riciclo dei rifiuti)…. Sembra che non ci sia felicità o realizzazione senza il possesso”…o senza l’ostentazione, aggiungerei io!

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E se a Natale regalassimo la nostra gratificazione?

“Niente stelle luminose e comete che attraversano le strade da un lato all’altro, niente luci colorate e alberelli in piazza. Per il trentesimo anno Cesara – paese del Cusio sulle alture del Lago d’Orta – rinuncia alle luminarie che caratterizzano le festività natalizie, preferendo solo piccoli lumini alle finestre delle case accesi nei fine settimana. Una scelta radicale voluta a suo tempo dal parroco don Renato Sacco che ha chiesto alla comunità di «spegnere le luci» e di accendere la solidarietà. Una decisione che ha trovato l’appoggio della popolazione e anche delle amministrazioni comunali che si sono succedute in questi anni alla guida del piccolo centro cusiano.

«Risparmiamo per donare»

«Con i soldi risparmiati abbiamo fatto investimenti a favore dei poveri e bisognosi in Italia e nel resto del mondo perché solo donando gratuitamente, come ha fatto il Signore con noi, possiamo dirci pienamente cristiani – afferma don Renato Sacco -. Nei precedenti 29 anni sono stati raccolti, anche grazie alle tante offerte che ci sono giunte, oltre 133 mila euro. Nel nostro Natale non è cambiato nulla, ma abbiamo donato un sorriso a migliaia di bambini in Italia, un buon numero pure nel nostro territorio. Abbiamo aiutato famiglie colpite da terremoti e da alluvioni, sostenuto opere nella ricostruzioni di villaggi distrutti dalle guerre in Iraq a Mosul e ad Aleppo in Siria».

Sguardo sul mondo: quest’anno si aiutano i bimbi dello Yemen

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Una generosità che va dal Medio Oriente all’Africa sino al Pakistan, ma che non ha dimenticato chi ha problemi e fa fatica ad arrivare a fine mese anche nel Cusio, nel Vco e nel Novarese. Sarà così anche quest’anno. «Chiediamo a tutti di rinunciare alle luminarie, segno esterno non del Natale, ma del consumismo senza freni legato alla festività – prosegue il parroco -. Vogliamo fare una scelta “illuminante” perché sia davvero il giorno più bello dell’anno ponendo un segno alternativo in un mondo dominato dalla guerra. Riduciamo i consumi e gli sprechi e poniamo attenzione a chi vive in difficoltà. Quanto raccoglieremo quest’anno lo faremo avere ai bambini dello Yemen, Paese colpito da una crisi umanitaria inaccettabile e disumana, che viene bombardato anche con armi prodotte in Italia».

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Altra parte di quanto raccoglieremo andrà all’associazione «Salvamamme» che sostiene madri e bambini con problemi socio-economici. «A questo proposito – conclude don Sacco – chiediamo alle nostre famiglie, di donare giocattoli, anche usati, da regalare ai bambini di questa associazione. Sarà un regalo che parte dal cuore»

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Le “luci” naturali sono mistiche ed emozionanti e di gran lunga più belle delle loro brutte copie che sono le luminarie.

L’usanza delle luminarie è recente, risale ai primi anni del ‘900. Con il tempo sono diventate motivo di sfide tra città e cittadini, di lavoro sull’apparenza e sulla superficialità! Ma se il vero senso del Natale è tutta un’altra cosa, non sarebbe bello spegnere le luci e accendere il cuore?

Non sarebbe bello spegnere il consumismo e accendere la riflessione, l’altruismo? Partiamo da qui, il 3 dicembre, con il giusto tempo per riflettere ed arrivare al Natale in piena sostenibilità!

Approfondiremo come fare, nei prossimi giorni!

Fonti:

https://www.imperialbulldog.com/2018/12/10/natale-insostenibile/

https://www.lastampa.it/verbano-cusio-ossola/2018/12/06/news/il-paese-del-cusio-da-trent-anni-senza-luminarie-di-natale-noi-aiutiamo-i-bimbi-poveri-del-mondo-1.34065467

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